Quante volte in consulenza mi dicono questa frase?
Per me sempre troppo.
Eppure da qualche parte questa frase deve aver avuto origine. Qualche genio della pulizia, maniaco del guanto bianco, perfetto in ogni cosa, deve aver pensato questa frase e l’ha detta a qualcuno.
Secondo me è stata una mamma con una figlia, perché si sa che le vecchie generazioni non alzavano un panno in microfibra nemmeno sotto minaccia.
E da quel momento in avanti, qualcuna ha pensato di non avere scampo, non esiste una via d’uscita: si è destinati ad essere casi disperati senza redenzione.
Ci credi davvero?
Suvvia, che a queste sciocchezze non crede nessuno.
Non è colpa di nessuno se non si è perfetti in casa.
Chi si definisce “caso disperato” in realtà spesso non sa nemmeno come si fa a mantenere una casa pulita e ordinata perché o non gli si è stato spiegato o non ha mai avuto il permesso di poter sperimentare il proprio ordine in una casa troppo maniacalmente perfetta.
Ma lo sai qual è la cosa positiva?
Che si può smettere di essere caso disperato.
E lo sai da dove si inizia?
Smettendola di dire di essere un caso disperato.
Più ci ripetiamo di non essere in grado di fare una cosa, meno ci verrà voglia di farla e le cose fatte controvoglia, si sa, vengono male e quindi si rinforza l’idea di essere un caso disperato.
Insomma, un cane che si morde la coda.
Non ti meriti sentenze così definitive, tutto si può imparare, anche a prendersi cura della casa in modi compatibili con lo stile di vita che abbiamo.
Spero di averti rincuorata.
Un abbraccio
Ariella